È morto Bruno Manzardo e per tentare di ricordarlo in modo degno non si da che parte cominciare. L’ex Presidente che contribuì a fare grande la Sst negli anni Settanta? Il dirigente federale? Il giocatore temuto e rispettato per la sua abilità combinativa? Nel dubbio, noi cominciamo da Harry Potter. Anche perché siamo ragionevolmente certi, per una serie di motivi, che non gli dispiacerà.
Vi chiederete cosa c’entra il celeberrimo maghetto con Manzardo. Be’, la storia completa potete trovarla nel link in calce all’articolo [1]https://www.scacchisticatorinese.it/portale/bruno-manzardo-contro-harry-potter/(dove viene raccontata dal medesimo autore di queste misere righe) ma se non avete voglia o tempo di cliccare ve ne proponiamo un riassuntino. Il primo film della saga di Harry Potter conteneva una spettacolare partita fra scacchi giganti che secondo il maestro internazionale Gary Lane, era ispirata, pensate un po’, a una Jovanovic-Manzardo del 1967 vinta dal torinese. L’esperto che aveva aiutato la produzione a districarsi fra i meandri delle 64 case, il maestro internazionale Jeremy Silman, smentì. Ma poco importa. Il punto è che la Jovanovic-Manzardo, in un modo o nell’altro, era riuscita a far parlare di sé. Non è poco.
Alla scacchiera, il Presidente era irruento, aggressivo, brillante. Giunse al titolo di maestro quando l’elenco dei maestri, in Italia, non superava la mezza paginetta, e conquistò l’accesso alle finali del Campionato nazionale nel 1970 e nel 1971. Alla carriera da giocatore affiancò quella da dirigente. Presto, quando il circolo peregrinava ancora fra un bar e l’altro, ne divenne uno dei cardini. Alcuni fra i soci più anziani ricordano ancora la figura imponente – spesso accostata a questo o quell’attore – che accoglieva visitatori e novizi con l’aria del finto burbero per poi, subito dopo, aprirsi alla cordialità.
Alla scacchiera, come altrove, Manzardo era un agonista veemente. Un gladiatore. Da Presidente (lo diventò nel 1973) guidò lo sbarco della Sst, che sull’onda del match tra Fischer e Spassky era passata da poche decine a quasi quattrocento soci, negli storici locali di via Galliari. Poi si ritagliò un posto nell’organigramma della Fsi. Dal 1970 al 2004 fu consigliere federale quasi in pianta stabile, e nel biennio 2003-04 ricoprì la carica di presidente vicario. La Federscacchi avrebbe voluto consegnargli un’onorificenza l’11 dicembre al gran gala degli scacchi di Chianciano. Provvederà ugualmente, alla memoria, “per il suo indimenticabile contributo alla Federazione e all’intero movimento scacchistico”.
Va bene.
Ma noi non vogliamo dimenticare che Manzardo sapeva anche divertirsi e soprattutto divertire. Lo dimostrano gli articoli satirici che consegnava alla stampa di settore firmandoli con lo pseudonimo Zandra Mo. Se poi siete tipi da social network, potete ancora collegarvi a Facebook, dove compariva come Runbo Andromaz. “Porca miseria. Non mi hanno nemmeno dato i diritti d’autore. E siccome l’ho scoperto dopo dieci anni, non ho nemmeno potuto vantarmi con gli amici”. Questo, con un sorriso largo così, scriveva il Presidente quando scoprì l’affaire Harry Potter. Adesso ce ne vantiamo noi.
Mauro Barletta
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