Tanto tempo fa se volevi andare alla “Scacchistica” dovevi andare in via Galliari perché la “Scacchistica” aveva casa lì.

Dopodiché, se eri abbastanza curioso, ti potevi intrufolare nel corridoietto (perennemente in ombra) che separava il salone principale dalla segreteria. In fondo a destra, protetta dal buio, c’era una porta.

Dopodiché, se eri abbastanza coraggioso, quella porta la aprivi. E ti ritrovavi in un altro mondo. Le scacchiere c’erano: addirittura due. Ma il contrasto con l’ambientazione alquanto disadorna del resto dei locali balzava agli occhi subito: pezzi in legno, panni verdi, tende, mobili, arredi quadri. Un circolo in un circolo.

Dopodiché, se eri abbastanza intraprendente, ma soprattutto se percepivi qualcosa di insolito, ti avvicinavi alla grande riproduzione fotografica di non so quale supertorneo dell’Ottocento o del primo Novecento appesa alla parete e la osservavi attentamente. Ecco. Tra i faccioni austeri di quei maestri antidiluviani ne compariva uno che non c’entrava un tubo: il volto sorridente di Carlo Bolmida. Era un fotomontaggio. Fatto a regola d’arte. Sconcertava e divertiva insieme.

La chiamavano “sala Bolmida”. Il motivo non lo so. Forse il perché se ne occupava lui. Forse perché era proprio sua. Chissà. Ma nella “sala Bolmida” c’era tutto il personaggio Carlo Bolmida. Ironia e raffinatezza, passatismo e modernità,  riferimenti artistici e culturali di alto profilo mescolati a un umorismo spiazzante e spesso strafottente. “Vulcanica personalità di medico dentista, pittore, fotografo, bibliofilo, articolista arguto e pungente polemista” si legge nei libri che raccontano la storia della Sst.

Il 6 giugno Carlo Bolmida ha compiuto novant’anni, quarantotto dei quali passati da socio del circolo. Oltre a giocare molto a scacchi ha fatto il presidente (per due mesi nel 1980) e il componente del consiglio direttivo; ha organizzato, promosso, discusso, litigato, fatto pace; ha scritto elzeviri apocalittici e filastrocche spassose. I quadri che campeggiano in via Goito sono suoi. La Sst lo ha nominato “presidente onorario”. La Fsi lo ha dichiarato “socio benemerito”.

Nel gioco per corrispondenza, dove ha conquistato il titolo di maestro, si è reso autore di una delle burle più riuscite della storia degli scacchi: ha vinto un Campionato italiano femminile presentandosi con il nome di una donna e un indirizzo insospettabile. Quando gli hanno chiesto informazioni per scrivere un articolo sulla sua brillante prestazione non si è fatto cogliere in contropiede: ha inventato un’autobiografia e, soprattutto, ha ritratto se stesso in abiti femminili truccato di tutto punto. Non lo hanno mai scoperto.
Il suo libro “A corto di tempo” (Caissa Italia) raccoglie gli articoli al vetriolo che pubblicò sulle colonne dell’Italia Scacchistica tra il 1990 e il 2006 per la rubrica ‘Zeitnot’ scatenando ogni volta un putiferio.
Il suo libro “Scacchi a colazione” (Messaggerie Scacchistiche) presenta ottocento aforismi, poesie, battute di spirito e trasfigurazioni letterarie sul nobile gioco coniate da gente nota e meno nota.

Questo doveva essere un articolo biografico sui novant’anni di Carlo Bolmida. Un pezzo in cui dire che Carlo Bolmida è nato a Torino nel 1928, nel 1945 è rimasto ferito durante un bombardamento, nel 1955 si è laureato in medicina per poi dedicarsi all’odontoiatria, nel 1957 ha avuto la figlia Rossella e così via. E’ diventata una dissertazione sulla “sala Bolmida”. Faremo di meglio la prossima volta.


Il sito di Carlo Bolmida.

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