Questo non è un articolo di presentazione del match che si svolgerà a Londra dal 9 al 28 novembre.

Questo è il commento. L’analisi. Il bilancio. Ciò che scriveranno gli altri quando conosceranno il nome del Campione del mondo.

Ma noi della Sst il nome lo conosciamo già: Car****.

E quindi ci portiamo avanti. Ci permettiamo anche il lusso di un calembour. Una volta, ai tempi di Karpov, Korchnoi, Kasparov e Kramnik, si parlava di “fattore K”. Adesso che a sfidarsi sono Carlsen e Caruana per essere à la page bisogna dire “fattore C”. O meglio “fattore Car”.

E adesso vi spieghiamo, con solennità, che ha vinto il giocatore che ha dimostrato maggiore saldezza di nervi, maggiore padronanza delle complicazioni tattiche, maggiore scioltezza nel finale, maggiore gagliardia agonistica. Il Campione del mondo, insomma, si è prodotto in una superba prova di carattere e di maturità, riuscendo a superare alcuni momenti difficili.

Gli altri scriveranno così. Fra un mese. Noi lo facciamo subito. Dopotutto basta sostituire gli asterischi dopo Car**** con le lettere ‘uana’ o ‘lsen’, perché i concetti di cui sopra si possono adattare come un guanto all’uno o all’altro.

Certo, c’è sempre la possibilità che il match si interrompa a metà strada o venga annullato – d’altra parte i precedenti non mancano – ma noi non la prenderemo in considerazione.

Ah, già. Ce ne stavamo dimenticando: bisognerà dedicare qualche riga al fatto che sfide sulla distanza di così poche partite (12 a cadenza classica) non bastano per esprimere un vero vincitore, e che erano meglio, molto meglio, quei vecchi cari incontri di una volta che duravano tre mesi.

Comunque.
Pare che Carlsen in un’intervista di qualche settimana fa abbia dichiarato che l’altro Car è “un giocatore quasi al mio livello”. Si sa che il norvegese è un simpatico spaccone. Ma chi si aspettava che alla vigilia i due rivali ingaggiassero una guerra di nervi insultandosi come politici sotto le elezioni è rimasto deluso. Almeno fino ad oggi. Caruana, del resto, non è esattamente famoso per esternare frasi al vetriolo. Anzi, è famoso come giocatore e poco altro. Non come lo scandinavo, che saltabecca fra tv, campi di calcio, servizi da fotomodello e passerelle assortite. Ai primi di ottobre, mentre probabilmente Caruana stava ripassando le aperture, Carlsen si è concesso un’esibizione chiamata “Play Live Challenge”, dove il suo primo avversario è stato un giocatore del Liverpool, Trent Alexander-Arnold, stracciato in diciassette mosse.

Caruana ha trascorso buona parte dell’ultimo anno facendo quello che ha sempre fatto: giocando a scacchi. Si è ben portato in un sacco di supertornei e ha quasi vinto le Olimpiadi con gli Stati Uniti. Inoltre ha persino preso parte al Grand Chess Tour, un circuito che mescolava eventi a gioco rapido e a cadenza classica. Qui gli opinionisti laureati hanno avuto da ridire: non perché abbia preso sberle un po’ da tutti i colleghi nei blitz e nelle semilampo, dato che la scarsa dimestichezza di Caruana con i tempi veloci è proverbiale nell’ambiente, quanto perché da uno sfidante si aspettavano, gli opinionisti, che non sprecasse troppe energie.

In questa chiave Carlsen sembra avere avuto un soprassalto di buonsenso: ha praticamente ignorato il Grand Chess Tour (fatta eccezione per la tappa a gioco classico) e alle Olimpiadi non ha partecipato.

Quelli che tengono i conti dicono che, alla vigilia di Londra, Car & Car avevano giocato, nel corso della carriera, 33 partite “classiche”, con dieci vittorie per il norvegese e cinque per l’avversario. Ancora nel 2018 le strade di questi due colossi della scacchiera si sono incrociate varie volte: il risultato ha visto prevalere di stretta misura il Super Magnus, che ha pure sprecato qualcosina, ma Caruana ha dimostrato di sapergli tener testa. Carlsen, poi, ha preso parte alla Coppa Europa per squadre di club ma non è stato brillantissimo, e il suo elo nel live rating è sceso a 2834. Caruana invece si è portato a 2832. Due punti in meno. Una miseria. Di talché, prima di Londra, il Campione in carica restava il grande favorito, ma lo sfidante era dato in forte crescita.

A proposito dello sfidante. Avrete certamente notato che finora abbiamo evitato qualsiasi riferimento a quella cosa che dal punto di vista formale dovrebbe riguardare gli impiegati dell’anagrafe, i funzionari delle prefetture e i burocrati dei ministeri: la cittadinanza. Tecnicamente Caruana è italo-americano. Avendo però cambiato federazione un paio di volte, da quella a stelle e strisce e quella tricolore e viceversa, ha destato parecchie polemiche fra gli scacchisti del Belpaese. Molti tifano a favore, altri contro, pochissimi gli indifferenti, i neutrali, gli interessati a quello che succede alla scacchiera e a poco altro. Ma qui alla Sst siamo ecumenici. Non scontentiamo nessuno. Quindi, anziché definire Caruana “americano”, “italiano”, “italo-americano” o “americo-italiano”, lo definiamo grande maestro. Punto e basta. Ma se vince Carlsen, si tratterà della riconferma di uno dei migliori giocatori di tutti i tempi; se vince Caruana, cominceranno i caroselli e qualcuno affermerà che il movimento scacchistico italiano potrà sfruttare l’avvenimento come ai tempi della Spassky-Fischer. Ve lo abbiamo detto: noi sappiamo già come andrà a finire.

 

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