Un interessante equazione fra scacchi e tennis è il tema di questo articolo di Nicola Vozza che partendo da uno dei match Karpov/Kasparov, quello infinito del 1984/85, e da uno scritto del tennista Brad Gilbert ci porta nei meandri del “turtle”time”. Ecco la prima parte con i dettagli del match di Mosca. La Redazione
Per dirla con Huizinga, il gioco comincia e a un certo momento è finito. La partita inizia e si conclude ad un segnale convenuto, ma il giocatore ha molteplici modi per sfruttare a suo vantaggio i meccanismi che determinano la “durata” del gioco.
Parlando del tempo del gioco, vogliamo analizzare anche la dipendenza delle scelte strategiche dal sistema di durata (e dalle regole di punteggio). E con durata del gioco non si intende solo deve intendere la singola partita, ma quella del il contesto in cui è inserita, così come una partita di calcio inserita in un campionato sarà giocata diversamente in un contesto ad eliminazione diretta.
Un esempio molto interessante (e tra i più famosi in assoluto) di adattamento strategico al sistema di punteggio ci arriva dal match per il campionato del mondo di scacchi del 1984, tra Karpov e Kasparov. All’epoca Karpov aveva 33 anni ed era il campione del mondo in carica, Kasparov aveva 21 anni ed era la stella emergente del panorama scacchistico internazionale. Il regolamento prevedeva che avrebbe vinto il match il primo giocatore che si fosse aggiudicato sei partite, senza limiti al numero di partite disputabili, il che significa che le patte non avrebbero avuto nessun effetto sul risultato.
Il match iniziò il 10 settembre 1984.
Dopo 7 partite Karpov si trovava a condurre per 3/0. Nell’ottava partita, con il Bianco, per la prima volta nel match Kasparov non cercò di lottare per un vantaggio in apertura e propose patta dopo poche mosse. Ma nella nona partita Karpov vinse ancora e si portò sul 4/0. Nelle partite successive Kasparov continuò alternando strenue difese con il Nero e cercando semplici patte con il Bianco: apparentemente non un comportamento standard per chi ha bisogno di rimontare. Così, ci furono diciassette patte consecutive, dalla decima alla ventiseiesima partita. Il mondo scacchistico cominciò a interrogarsi sulle sue motivazioni, fossero essere strategiche, fisiche o psicologiche. Furono proposte numerosi ipotesi, ma noi crediamo, e lo stesso Kasparov lo ha confermato in dichiarazioni successive, che si trattasse semplicemente di una scelta strategica. Può aver contato il tentativo di “stancare” Karpov, ma più semplicemente Kasparov riversò su Karpov le difficoltà di vincere una partita: dato il sistema di punteggio previsto dal match, prima o poi Karpov avrebbe dovuto vincere ancora e giocare per vincere inevitabilmente porta ad aumentare le probabilità di perdere.
Nella ventisettesima partita Karpov approfittò di alcune imprecisioni di Kasparov, guadagnò un pedone che poi con un gioco preciso riuscì a convertire in vittoria. Karpov conduceva ora per 5/0 e aveva bisogno di un’unica ulteriore vittoria per confermarsi Campione del Mondo. La 31sima fu per molti versi decisiva per l’intera storia degli scacchi. In una posizione poco chiara, e con entrambi i giocatori a corto di tempo, Kasparov offrì la patta che fu accettata da Karpov. Molti critici ritenevano che Karpov fosse ormai in vantaggio e lo stesso Kasparov ritiene che se Karpov avesse cercato di vincere ci sarebbe riuscito. Nella 32esima partita, per la prima volta dalla sedicesima, Kasparov giocò una vera partita con i pezzi bianchi e dopo una attacco contro il Re non arroccato di Karpov riuscì a guadagnare un pedone e poi a vincere la partita. Poi dalla 33esima alla 46esima partita ci furono altre 14 patte consecutive. Con i pezzi bianchi Kasparov tornò alla sua tattica attendistica. La 41esima partita fu un’altra partita importante, in quanto ad un certo punto di una battaglia complicata Karpov aveva a disposizione una mossa probabilmente vincente. La 47esima partita fu giocata il 30 gennaio 1985. Ancora una volta Kasparov offrì la patta molto presto: questa volta Karpov scelse di continuare a giocare, ma poche mosse dopo perse il filo e Kasparov vinse la sua seconda partita per portarsi sul 5/2. Il 1 Febbraio Campomanes (il presidente della FIDE, la Federazione Scacchistica Internazionale) propose alla delegazione di Kasparov di giocare ancora 8 partite. Se il risultato non fosse stato ancora definito ci sarebbe stato un nuovo match su 24 partite che sarebbe ricominciato dal risultato di 0 a 0. Kasparov rifiutò la proposta ritenendola matematicamente svantaggiosa, a Karpov sarebbe bastata una sola vittoria su 8 partite, mentre lui avrebbe dovuto vincerne quattro. La 48esima partita fu giocata l’8 febbraio: Kasparov giocò in maniera aggressiva e vinse la sua seconda partita consecutiva, portando il match sul 5/3. A questo punto, la FIDE, con una decisione che non fu accettata da nessuno dei due giocatori decise di interrompere il match. Il 15 febbraio il match fu dichiarato interrotto senza conclusione e fu stabilito che il 1 settembre ne sarebbe cominciato uno nuovo col punteggio di 0 a 0. La motivazione ufficiale dell’interruzione del match era collegata a preoccupazioni riguardanti la salute dei giocatori. In realtà entrambi (anche se formalmente accettarono la decisione) dichiararono, e hanno sempre continuato a sostenere, di essere stati danneggiati e che avrebbero voluto continuare il match. Karpov, era comunque in vantaggio per 5/3, ed una sola singola vittoria gli avrebbe permesso di confermarsi campione del mondo. Kasparov invece, sentiva di avere l’inerzia del match dalla sua parte. Sia come sia, il match successivo, e tutti gli altri che seguirono, si giocarono con un limite predefinito di partite (in genere 24, ma ultimamente anche meno).
Il campione di tennis statunitense Brad Gilbert chiama questa strategia “turtle time” e spiega che il suo scopo è quello di modificare le dinamiche di quello che sta succedendo sul campo di gioco. La vittima del “turtle time” diventa impaziente, quando si diventa impazienti si tende a fare le cose di fretta, quando si fanno le cose di fretta si commettono errori fisici e mentali. Quando si commettono degli errori si perdono dei punti.
continua…
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