È partita anche quest’anno l’edizione autunnale del FULL IMMERSION, importante appuntamento del circolo dedicato a chi vuole mettere le prime basi nello studio del misterioso e affascinante gioco degli scacchi.
Il corso vede lo scrivente insieme a ben venticinque studenti (un piacevole record) impegnati in un’avventura di otto serate di piena immersione in tematiche di ogni genere: tattica, strategia, apertura, mediogioco, finale ecc…
Lo scopo è quello di raggiungere una conoscenza del gioco che permetta di capire quello che succede sulle sessantaquattro caselle in una partita di scacchi, di poter giocare autonomamente con piena soddisfazione e magari poter anche seguire con interesse le partite dei grandi del passato o le dirette dei più importanti tornei attuali.
È una bella sfida per tutti. L’istruttore deve capire al volo il livello di gioco dei participanti, e quindi organizzare le lezioni in modo da toccare i punti più deboli. La classica simultanea di inizio corso è infatti il momento di presentazione in cui tutti hanno l’opportunità di sfoggiare il proprio bagaglio scacchistico. C’è chi non sa ancora cosa sia l’arrocco e chi invece imposta siciliane di tutto rispetto. Dall’altra parte della “cattedra” invece i grattacapi persistono per tutta la durata del corso, soprattutto quando si tratta di risolvere gli esercizi relativi alla parte di teoria studiata.
Seguendo un po’ il principio “no pain no gain” si esce spesso e volentieri dalla zona di comfort, pur alternando anche momenti di comicità e distensione, ma ogni piccolo passo avanti è una grande conquista e superata la nebbia le soddisfazioni sono grandi e ripagano ampiamenti gli sforzi.
L’esperienza del Full Immersion potrebbe essere riassunta nella seguente breve ma interessante intervista con due dei migliori ex partecipanti a questo corso: Carmelo Musumeci (sulla sinistra), 32 anni ingegnere elettronico, e Riccardo Garella (sulla destra), 29 anni, impegnato in acquisti e gestione aziendale in MAT . |
Qual è stato il vostro primo contatto con gli scacchi?
C: All’età di 5 anni ho ricevuto una bellissima scatola con i pezzi degli scacchi e dama. All’epoca ho imparato al volo a giocare a dama, ma il ricordo del misterioso gioco con cavalli, torri, re e regine è rimasto impresso e così dopo moltissimi anni ho deciso che era il momento di fare il salto di qualità.
R: Per me è stato quasi un caso dovuto al contesto. Durante un’esperienza universitaria ho dovuto affrontare il pesante inverno di Ljubjana, che non offriva molte alternative a me e ai miei compagni a parte i giochi in casa. Avevamo a disposizione una scacchiera e in poco tempo è diventato lo sport ufficiale del nostro gruppo.
Cosa vi ha spinto a cercare un corso?
C: Come credo facciano in tanti, all’inizio ho cercato di imparare su internet, ma ho scoperto in fretta che almeno per quanto riguarda gli scacchi questo mezzo è molto dispersivo ed è praticamente impossibile distinguere l’utilità dei contenuti. Ci sono moltissime videolezioni ma gli argomenti sono davvero troppi e non essendo chiaro cosa effettivamente serva, il rischio di perdere tempo è altissimo.
R: Ho giocato a scacchi su diversi siti, ma ho trovato l’esperienza dietro uno schermo poco soddisfacente e così ho deciso di cercare un corso non solo per migliorare ma anche per trovare avversari veri e giocare “3D”. Così dopo una breve ricerca ho scoperto il circolo della Scacchistica Torinese e dopo il corso mi sono subito buttato nel mondo dei tornei, che effettivamente ha tutto un altro effetto rispetto al gioco online.
Se doveste scegliere un punto di forza del corso?
C: Interagire con il gruppo è stato decisamente utile, perché ognuno ha i propri dubbi e porta le proprie domande che però risultano utili a tutti.
R: La flessibilità sugli argomenti trattati. Oltre a seguire un certo percorso già impostato, ci si può sempre fermare ad affrontare problemi diversi.
Quali sono le maggiori difficoltà che avete dovuto affrontare durante il Full Immersion?
C: La lettura/scrittura delle mosse è stata una delle novità più grandi. All’inizio è naturale focalizzarsi su questo aspetto rischiando di perdere quello che effettivamente succede sulla scacchiera.
R: Per me è stato abbastanza difficile riuscire ad applicare quanto studiato a lezione. L’apprendimento è graduale e richiede un po’ di tempo, ma i risultati raggiunti dimostrano l’utilità di quanto fatto.
Avete notato qualche differenza nel vostro gioco dopo aver finito questo percorso?
C: Per me la cosa più evidente è stata l’approccio tattico. Insieme al miglioramento delle capacità di calcolo, è anche decisamente aumentata la tendenza a cercare posizioni taglienti in cui gli scontri arrivano il prima possibile.
R: Avendo iniziato a partecipare anche ai tornei, una delle cose più interessanti è stata il post partita, in cui mi sono abituato ad analizzare quanto fatto. Vengono fuori cose molto interessanti e oltre a trovare errori miei e dell’avversario, posso anche osservare momenti in cui, magari inconsciamente, sono riuscito ad applicare ciò che ho studiato in precedenza.
[Redazione: Cliccare qui per una recente partita di Carmelo e qui per una di Riccardo]
Insomma, un percorso sufficientemente impegnativo e interessante che offre diverse opportunità sotto tutti i punti di vista. Il circolo è aperto anche per il gioco libero, fortemente consigliato ai principianti, e dispone di un’ottima biblioteca scacchistica. Infine abbiamo anche un bar dove tra un esercizio e un altro si può prendere un buon caffè, e al limite, se proprio tutto va male, un bicchiere di whisky per dimenticare tutto, incluso lo scrivente.
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