Il bell’articolo scritto da Nicola Vozza e pubblicato qualche giorno fa ha suscitato notevole interesse fra chi è appassionato agli scacchi, e non solo per l’agonismo, ed è sempre pronto ad essere stupito dalle curiosità che questo gioco infinito ci propone. Ce ne siamo accorti chiacchierando durante le pause dei tornei in sede.
Ed ecco che il nostro socio, Gianfranco Accattino, interviene sull’argomento con un breve ma interessante articolo di supporto e ampliamento di quello di Nicola, e con una curiosità relativa alla prigionia per antifascismo del nostro segretario storico, Alfredo Perelli. La Redazione.
Il Cavallo e la Torre, Vittorio Foa, Alfredo Perelli
All’affascinante panoramica equestre proposta da Nicola Vozza si può aggiungere un riferimento al libro “Il Cavallo e la Torre” di Vittorio Foa (Einaudi, 1991). Non è un libro di scacchi, ovviamente. Per Vittorio Foa i movimenti dei due pezzi sono metafore del comportamento umano. Scrive Foa nella premessa: “Il titolo di questo libro richiama uno dei temi che mi stanno a cuore. È quello dei due modelli dell’agire, nella politica come in generale nella vita: il modello della Torre, che procede in linea retta, come confronto e scontro su un terreno imposto a cui non si può sfuggire, e quello del Cavallo, che salta lateralmente, come ricerca di terreni e livelli diversi. La mossa del Cavallo è molto più facile sulla scacchiera che nell’azione pratica. Ma si può tentare.”
“La mossa del Cavallo” è, ancora, il titolo di un capitolo del libro.
Vittorio Foa (1910-2008) non era uno scacchista, se non occasionale. Fu un antifascista risoluto e coerente: condannato nel 1935 dal Tribunale Speciale a sedici anni di carcere, passò nove anni tra Regina Coeli, Civitavecchia e Castelfranco Emilia. Liberato dopo il 25 Luglio, partecipò alla Resistenza, fu membro della Costituente, esponente sindacale e politico della sinistra.
Nel riprendere in mano, dopo vent’anni, il suo libro per riportare esattamente la citazione, ho fatto una scoperta sorprendente, per me certamente ma forse anche per molti soci della Scacchistica: tra i compagni di Foa nel carcere di Regina Coeli, c’era Alfredo Perelli, cui è dedicato il salone dei tornei della Sst e nel cui nome ogni anno ci disputiamo un Trofeo. Perelli, coetaneo di Foa, faceva parte del gruppo torinese di Giustizia e Libertà. Foa lo ricorda come un personaggio singolare, intelligente e molto colto, la cui lentezza era nobilitata dall’autoironia.
Così Foa conclude il suo ricordo di Perelli, forse con una punta di rammarico: “Dopo la guerra non tornò in politica: trovò un impiego e si distinse nel gioco degli scacchi”.
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